Pianezza brucia ancora: azienda di plastiche sforna nuvola tossica da paura

Pianezza brucia ancora: azienda di plastiche sforna nuvola tossica da paura

Un incendio spaventoso ha deciso di fare il suo ingresso trionfale oggi, giovedì 4 settembre, all’interno di un capannone industriale a Pianezza, proprio nel cuore torinese. Le fiamme, che hanno preso di mira materiali plastici come vittime predilette, hanno sfornato un’alta colonna di fumo che si è presa la scena fino a farsi ammirare persino dal centro di Torino. Un’opera degna di una tragedia industriale in piena regola.

Giusto per non farci mancare nulla, sul posto si sono accalcate ben dieci squadre di pompieri, arricchite da esperti Nbcr—cioè specialisti in rischi nucleari, biologici, chimici e radiologici—e da droni messi a sorvolare la scena per potenziare l’efficacia dei getti d’acqua. Non proprio una passeggiata al parco. Nel frattempo, una parte dell’edificio ha ceduto miseramente sotto il calore infernale, ma, miracolosamente, non ci sono vittime umane da segnalare… almeno per ora.

Dopo il divertente balletto dell’estinzione, saranno ovviamente attesi i rituali controlli e indagini che dovranno far luce sulle cause di questo spettacolo pirotecnico non richiesto. Prepariamoci, quindi, a un lungo periodo di cefalee burocratiche e raccolte firme.

Intanto, la giunta comunale non perde tempo e, con la consueta sollecitudine social, invita tutti gli abitanti del quartiere a chiudere porte, finestre e a evitare di mettere il naso fuori. Il sindaco Antonio Castello ci tranquillizza con un messaggio degno della migliore comunicazione da catastrofe:

“Al momento i vigili del fuoco sono sul posto impegnati a domare il rogo. Attendiamo le rilevazioni dell’Arpa e vi aggiorneremo durante la serata.”

Nessuna parola su quanto durerà questo incubo o su cosa è stato – perché ovviamente non si sa ancora nulla di certo, come sempre succede quando serve davvero. Nel frattempo, applaudiamo il fumo artistico che ha preso possesso del cielo e l’efficienza assoluta dei soccorsi… almeno si spera.

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