La Procura di Roma sembra essere pronta a trasformare il caso delle foto di donne, tra cui attrici e politiche, esposte online senza alcun consenso e accompagnate dai soliti commenti sessisti in una mega inchiesta che farà faville. Ovviamente, i magistrati capitolini, guidati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, stanno aspettando solo di mettere le mani sull’informativa della Polizia postale che sta trafficando sul sito ‘Phica’ per poter riversare tutto dentro il fascicolo fresco fresco del gruppo ‘Mia moglie’. Non manca proprio niente: si parla di reati come estorsione e revenge porn, un classico impensabile nel 2025, vero?
Nel frattempo, la Procura di Firenze si è sentita così ispirata da aprire un fascicolo per diffamazione ai danni della sindaca Sara Funaro. Il motivo? Oh, niente di più originale: le sue foto, insieme a quelle di altre pungenti esponenti della politica italiana, sono finite sul famigerato sito sessista Phica.eu. Chissà se qualcuno pensava che nel 2025 queste cose si potessero annullare da sole.
Nel frattempo, la piattaforma Phica ha chiuso bottega con la grazia e la velocità di un prestigiatore, cancellando “tutto ciò che è stato fatto di sbagliato”. Già, peccato che l’amministratore, quel signor Vittorio Vitiello, quarantaquattrenne residente a Scandicci ma nato a Pompei, sembra il meno pentito di tutti.
Secondo Alex Orlowsky, guru della cyberintelligence, la rete di soggetti, domini e società attorno a ‘Phica’ ha origini vecchie come il cucco: staremmo parlando di circa vent’anni fa, con il dominio comparso addirittura nella Wayback Machine, quel cimitero digitale di internet. Orlowsky ci tiene a precisare che, sì, Vittorio Vitiello era l’admin del sito, ma dietro c’era tutta una squadra degna di un film noir.
Gente che, da navigati sfruttatori di pornografia amatoriale, ha fatto il grande salto dal mercato dei DVD porno alle meraviglie di internet, trasformando un’iniqua passione in un business miliardario. Il fulcro del reato? Naturalmente, la monetizzazione sistematica su contenuti illegali caricati a piene mani, ovvio. Non che ci sorprendano i reati legati al lucro su materiale rubato e offensivo, in un mondo dove la privacy è solo un optional 2.0.