Finalmente una svolta? L’Ue dice sì a tislelizumab per il cancro ai polmoni, speriamo non sia l’ennesima promessa vuota

Finalmente una svolta? L’Ue dice sì a tislelizumab per il cancro ai polmoni, speriamo non sia l’ennesima promessa vuota
La svolta annunciata dalla Commissione europea nel trattamento del tumore polmonare resecabile di alto rischio

Alla faccia della lotta contro il cancro, la Commissione europea ha dato il via libera a una nuova combinazione terapeutica che sicuramente farà discutere gli oncologi: si tratta di tislelizumab associato alla chemioterapia a base di platino come terapia neoadiuvante, seguita da tislelizumab in monoterapia come trattamento adiuvante, destinata ai pazienti adulti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) resecabile con alto rischio di recidiva.

Questa approvazione si basa sui dati dello studio di fase 3 Rationale-315, dove, incredibilmente, la combinazione di tislelizumab con la classica chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, e poi la monoterapia con lo stesso farmaco nel periodo post-operatorio, ha dimostrato un beneficio sia statisticamente significativo che clinicamente importante in termini di sopravvivenza globale rispetto al trattamento con chemioterapia più placebo.

I risultati saranno presentati come “late-breaking abstract” alla conferenza mondiale sull’NSCLC organizzata dall’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) a Barcellona dall’6 al 9 settembre 2025, un’occasione imperdibile per continuare a tessere lodi su questi sorprendenti risultati.

Mark Lanasa, Chief Medical Officer di BeOne Medicines per i tumori solidi, ha commentato con il tipico entusiasmo aziendale:

“Riuscire a fornire un beneficio statisticamente significativo in termini di sopravvivenza globale, un endpoint chiave in oncologia, e ottenere l’approvazione europea per tislelizumab nel NSCLC resecabile perioperatorio rappresenta un momento cruciale per pazienti e medici. Essendo solo il secondo inibitore di PD-1 a dimostrare un vantaggio così netto, tislelizumab è pronto a rivoluzionare il trattamento del tumore polmonare in Europa.”

Se la retorica non vi ha ancora convinto del tutto, ecco qualche numero: nell’analisi finale condotta su 453 pazienti arruolati in maniera equa (randomizzazione 1:1), con un follow-up mediano di 38,5 mesi, il trattamento con tislelizumab ha mantenuto il suo vantaggio statisticamente e clinicamente significativo in termini di sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia più placebo.

Naturalmente, il beneficio nella sopravvivenza libera da eventi – già annunciato in fase preliminare – è stato confermato in questa analisi definitiva, segno che l’investimento su questo farmaco di nuova generazione sta dando i suoi frutti (almeno secondo i dati ufficiali).

Il tutto è un chiaro segnale di come le strategie terapeutiche per il carcinoma polmonare resecabile ad alto rischio stiano evolvendo, offrendo – finalmente – opzioni che promettono non solo di allungare la vita, ma pure di migliorarne la qualità, anche se non manca chi solleva dubbi sul costo-beneficio e sugli effetti a lungo termine di queste combinazioni di immunoterapia con chemioterapia.

D’altra parte, la sfida rimane tutt’altro che risolta: il tumore del polmone non a piccole cellule resta la principale causa di morte oncologica a livello globale, e ogni nuova arma, per quanto ben pubblicizzata, dovrà comunque dimostrare di cambiare realmente le sorti di questa malattia atroce.

Quindi, mentre il mondo scientifico valuta con interesse questi dati e l’Europa apre le porte a tislelizumab, non resta che attendere con un pizzico di scetticismo benevolo, quel che sarà del futuro della cura del tumore polmonare: sarà davvero la rivoluzione annunciata o solo l’ennesima speranza che tarda a concretizzarsi?

IRC), ma anche con quelle degli sperimentatori, offrendo così un quadretto di coerenza e solidità dei risultati che farebbe impallidire qualsiasi terapia alternativa.

Ovviamente, si sono osservati “benefici in termini di sopravvivenza globale (OS) e sopravvivenza libera da eventi (EFS) in tutti i principali sottogruppi di pazienti, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, dallo stadio della malattia o dall’istologia”. Eh sì, perché la medicina adora semplificare le cose finché i risultati non fanno acqua da tutte le parti.

Come se non bastasse, dalle analisi ad interim arriva la perla: “lo studio ha evidenziato un miglioramento clinicamente rilevante e statisticamente significativo di EFS, risposta patologica maggiore (MPR) e risposta patologica completa (pCR) rispetto alla classica chemioterapia con placebo”. Un applauso, perché stiamo parlando di roba che suona bene al tavolo delle approvazioni.

E per il folletto della sicurezza? Il profilo è risultato “coerente” con i trattamenti somministrati e i dati preliminari: nessuna scoperta shock, nessun nuovo mostro da segnalare. Gli eventi avversi di grado 3 o 4, perdipiù quelli più comuni (≥ 10%), sono stati – rullo di tamburi – la riduzione della conta dei neutrofili e dei leucociti. Sì, come se i pazienti non avessero già abbastanza problemi.

Francesco Grossi, professore ordinario di Oncologia medica all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, sente il bisogno di sottolineare che nel 2024 in Italia sono attese quasi 45 mila nuove diagnosi di tumore al polmone.

Ricordiamoci che i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) resecabile devono ancora patire tassi di recidiva da capogiro. Per fortuna, lo studio Rationale-315 ci rassicura: iniziare il trattamento con tislelizumab nella fase neoadiuvante e proseguirlo post-intervento è un approccio “efficace” per migliorare i risultati clinici.

Grazie alla miracolosa approvazione della Commissione europea, potremo presto vantare una nuova opzione terapeutica “clinicamente validata” per il setting perioperatorio. Eccoli lì, che sperano nella rapida rimborsabilità da parte di AIFA. Non vedono l’ora, e noi quasi pure…

Il palmarès di tislelizumab in Europa

Il panorama delle approvazioni di tislelizumab nell’Unione Europea è quasi da record olimpico. L’azienda farmaceutica di turno, con quella modestia che la contraddistingue, ci tiene a ricordarci che questo farmaco è già approvato per ben quattro indicazioni nel tumore del polmone:

– trattamento di prima linea per pazienti con NSCLC squamoso;

– trattamento di prima linea per NSCLC non squamoso con alta espressione di PD-L1;

– trattamento per NSCLC localmente avanzato o metastatico dopo precedente terapia con platino;

– trattamento di prima linea per tumore del polmone a piccole cellule in stadio esteso (ES-SCLC).

Ma non è finita qui: la lista bonus comprende anche le approvazioni per altre patologie, giusto per non annoiarsi troppo:

– trattamento di prima linea per adenocarcinoma gastrico o della giunzione gastroesofagea (G/GEJ);

– trattamento di prima linea per carcinoma squamocellulare esofageo (ESCC) non resecabile;

– trattamento di seconda linea per il ESCC dopo chemioterapia a base di platino;

– trattamento di prima linea per carcinoma nasofaringeo (NPC).

Insomma, se la punta di diamante di questo farmaco fosse un’auto, sarebbe un’utilitaria che si infilerebbe ovunque: dalla tovaglia di casa al circuito di Formula 1. Del resto, la versatilità sa sempre farsi apprezzare, specialmente quando a spingere è una lobby farmaceutica con milioni di motivi.

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