Se qualcuno aveva dubbi, ecco un dato che sgombra il campo da qualsiasi discussione: il 76% degli italiani è a favore del divieto del cellulare nella scuola secondaria di primo e secondo grado. E non stiamo parlando solo di genitori preoccupati, ma di una vera e propria coalizione che abbraccia anche chi non ha figli e i giovani fino ai 34 anni, con un picco di consenso tra gli over 55.
Questa riflessione emerge da una recente indagine che analizza il rapporto tra studenti e smartphone, ma anche le aspettative rispetto all’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole. Sorprendentemente, quello che sembra una crociata solo per genitori sfiduciati, è invece un sentimento diffuso e trasversale nella società italiana.
Il divieto del cellulare in classe non è solo una richiesta generica: c’è il desiderio concreto di regolamentare anche l’uso dei social network, limitandone l’accesso ai minori di 15 anni. Un’idea quasi plebiscitaria che supera di gran lunga la semplice opinione personale e punta a tutelare adolescenti considerati ostaggio di rischi concreti e riconosciuti.
Quali sono questi rischi? Ovviamente, dimenticate la diminuzione dei voti o la scarsa concentrazione in aula, perché curiosamente non sono messi in cima alla lista. No, la vera posta in gioco sarebbe molto più inquietante e di natura sociale: relazioni pericolose con sconosciuti, esposizione a cyberbullismo, pornografia e la condivisione sconsiderata di informazioni personali. Aggiungiamoci pure la dipendenza da smartphone e l’isolamento sociale, e avrete il quadro completo di una generazione tenuta sotto scacco da uno schermo ipnotico.
Insomma, gli italiani – vecchi e giovani – sembrano mettere un argine deciso, quasi come se il cellulare fosse diventato il nuovo tabacco o l’alcool: un vizio da combattere per salvare quello che rimane della socialità autentica e della sicurezza in ambiente scolastico.



