Finalmente un dettaglio che cambia tutto: quanto tempo aspetti tra una dose e l’altra decide il destino dell’epidemia

Finalmente un dettaglio che cambia tutto: quanto tempo aspetti tra una dose e l’altra decide il destino dell’epidemia

Quando si tratta di dosi di vaccino, meno può essere di più: o almeno questo è quello che suggerisce un recente studio italiano che prende decisioni da manuale di economia delle risorse, ma si diverte a complicare le cose.

Il segreto per contenere un’epidemia, come ci racconta il brillante lavoro di un team del Consiglio nazionale delle ricerche, sta tutto nel timing tra la prima dose di vaccino (detta primer) e il richiamo (booster). Perché ovviamente, quando le dosi scarseggiano, ogni giorno di attesa può trasformarsi nel miglior alleato o nel peggior nemico del virus.

Con un approccio matematico degno del miglior stratega dello scacchi, gli scienziati del CnrIstituto dei sistemi complessi e del CnrIstituto per le applicazioni del calcolo hanno pensato bene di mettere in fila tutte le possibili strategie vaccinali per capire qual è quella che fa vincere meno l’epidemia. E, guarda un po’, il risultato è che se le risorse sono ridotte e i tempi di attesa da una dose all’altra diventano eterni, conviene eliminare ogni dubbio: sparare prima a tappeto la prima dose per coprire più gente possibile, rinviando il booster a tempi migliori.

Francesca Colaiori, la ricercatrice che ha tirato fuori questa pepita di saggezza, ci spiega l’ovvio ma utile: “Se invece riesci a vaccinare più persone più rapidamente e hai scorte più abbondanti, allora è il momento di iniziare pure con le seconde dosi mentre qualcuno aspetta ancora la prima. E come darti una regola precisa? Dipende tutto da quante dosi hai a disposizione.”

Un risultato quasi poetico è il punto di svolta tra due strategie: quando passare dall’una all’altra ti fa capire che somministrare le seconde dosi contemporaneamente alla prosecuzione della prima inoculazione è, udite udite, vantaggioso. Per chi non lo sapesse, qualche ottimizzazione in più può persino spostare in là la soglia epidemica, riuscendo, in certi casi, a far sparire un focolaio prima ancora che diventi una vera emergenza.

Ma non è tutto rosa e fiori: la chicca dello studio è che l’intervallo ideale per la singola persona – il famoso booster temporizzato – potrebbe essere, nella realtà pratica della scarsità, un disastro per la popolazione intera. Insomma, il tuo benessere personale potrebbe essere sacrificato sull’altare della strategia pubblica. Lo sapevate?

Colaiori ricorda che durante la pandemia di Covid-19 molti governi – poverini travolti dall’illusione di poter pianificare tutto – hanno dovuto pensare a come destreggiarsi con vaccini che non bastavano mai. Alcuni, alla francese, hanno allungato l’intervallo tra le dosi, puntando tutto sulla copertura immediata della maggior parte della popolazione, seguendo quel baraccone di raccomandazioni di un comitato chiamato Joint Committee on Vaccination and Immunisation. Dicevano che così si riduceva il numero di gente troppo scoperta e “vaccine-naïve”, ovvero senza una briciola di immunità vaccinale, e si prevenivano ricoveri da brivido nel breve termine.

Dall’altra parte della barricata c’erano quelli che hanno preferito affidarsi a priorità più rigide e intervalli più brevi, seguendo invece le direttive da manuale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Perché naturalmente, quando il gioco si fa duro, ognuno sceglie la sua strategia migliore per coprire il maggior numero di teste, dosi e, insieme, cancellare ogni possibile reduce del virus.

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