Tre giovani, di cui due appena ventenni e un minorenne, si sono messi in testa di trasformarsi in corrieri clandestini ad alta tecnologia per far arrivare cellulari all’interno del carcere di Catania. Il loro brillante piano prevedeva l’uso di un drone casereccio, ovviamente collegato con una lenza da pesca per trasportare i preziosi dispositivi elettronici.
Durante un normale pattugliamento notturno nel centro città, la polizia ha intercettato i tre sospettati a bordo di un’auto. Dopo la classica sceneggiata dell’“eravamo solo qui a fumare una sigaretta” – una scusa che ha fatto ridere tutti, tranne forse loro stessi – è scattata una perquisizione accurata. Ed ecco che, proprio sul sedile posteriore, spiccava il drone collegato a un involucro con uno smartphone e due mini cellularetti. Non contenti, nella fedina scarpa è stato scovato un altro pacchetto con due smartphone aggiuntivi, mentre una borsa piena di accessori per il drone completava il quadro.
Gli investigatori, nel loro implacabile zelo di ordine pubblico, hanno scoperto che il piano era semplice nel concetto e ingegnoso nella mala fede: consegnare cellulari ai detenuti senza passare dal filtro ufficiale. Operazione che, modestamente, li ha portati a una denuncia per tentato accesso illecito a dispositivi di comunicazione per detenuti in concorso.
Il minore dei tre fortunatamente è stato affidato a un parente, perché si sa, con casi così produttivi di genialità creativa, qualche guida famigliare non guasta. Intanto, tutto il materiale è finito sotto sequestro insieme agli smartphone personali di questi “corrieri” dell’era digitale, che ora dovranno spiegare in tribunale a chi davvero appartengano entusiasmo e capacità di innovazione, se alla tecnologia o alla più spoilerata manualità nel tentare il colpo ormai archiviato.