Non capita tutti i giorni di assistere a storie di eccellenza sanitaria capaci di scalare le classifiche nazionali e conquistare palcoscenici internazionali. Ma ecco che l’Emodinamica dell’ospedale Barone Romeo di Patti (Messina), guidata con piglio inflessibile da Salvatore Garibaldi, riesce a fare proprio questo: arriva a essere la prima in Italia nel trattamento dell’infarto miocardico con elevato grado di urgenza, come certificato dai dati Agenas 2024, e non si limita certo a questo.
Da lì, il passaggio al prestigioso Congresso Europeo di Emodinamica di Parigi, in programma nel maggio 2025, è stato quasi un automatismo. Qui il centro ha presentato il suo lavoro sulla gestione invasiva delle cardiopatie ischemiche complesse, un tema che già urlava il suo valore scientifico a suon di numeri e risultati.
Ma come se non bastasse, ora il team si prepara a sbarcare ancora più in grande al Congresso Mondiale di Cardiologia a Madrid, previsto tra agosto e settembre 2025, nell’inedita cornice che unisce l’evento europeo e mondiale in un unico appuntamento di alto profilo. Non semplicemente una passerella, ma la vetrina per presentare un altro studio dalle proporzioni e dall’impatto tutt’altro che trascurabili.
Vale la pena sottolineare il contesto clinico di riferimento: la letteratura medica divide l’infarto miocardico in due grandi famiglie, Stemi e N-Stemi. Il primo, più frequente, necessita di intervento in emodinamica in tempi rapidissimi (entro 90 minuti) perché è una vera emergenza. Il secondo, pur con diversa urgenza, non ammette ritardi oltre le 24 ore. Bene, è proprio in questo delicato e complesso ambito che l’ospedale di Patti ha concentrato le sue energie.
Il lavoro che sarà illustrato a Madrid si intitola “Efficacy and safety of an hub and spoke circuit for NSTEMI patients in Italy” e ha scatenato un vero e proprio interesse internazionale per i suoi numeri da capogiro. Stiamo parlando della più ampia casistica comparativa mai pubblicata nel nostro paese, con oltre 1700 pazienti coinvolti, divisi equamente tra chi ha seguito il nuovo protocollo e chi è stato trattato con modalità tradizionali.
Ma qual è la magia dietro questi numeri? Il percorso clinico elaborato dall’Emodinamica di Patti risale al 2019 ed è nato come risposta al gigantesco problema dei posti letto, che da sempre attanaglia questo ospedale di riferimento per circa 280.000 abitanti. Infatti, benché il Barone Romeo sia un centro Hub riconosciuto, non ha mai avuto la capacità di assorbire la domanda di ricovero urgente proveniente dai centri spoke del territorio – quelli di Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto, Sant’Agata di Militello e Mistretta.
La soluzione? Un percorso coordinato che coinvolge il centro di riferimento di Patti e i centri spoke affiliati, per ottimizzare trasferimenti e trattamenti. In pratica, il paziente N-STEMI, individuato e indirizzato dai centri spoke, viene caricato su un’ambulanza e trasferito all’Emodinamica di Patti per la coronarografia urgente.
Peccato solo, ma non poco, che questa organizzazione modello funzioni solo in parte da quasi un anno, dato che i posti letto della cardiologia a Sant’Agata di Militello sono indisponibili. Quindi, a voler fare i pignoli, nemmeno tutto il sistema gira a pieni regimi come si vorrebbe o, soprattutto, come basterebbe per garantire il massimo ai pazienti.
Ma non lasciamoci scoraggiare dai dettagli burocratici o logistici, perché la sostanza scientifica è indiscutibile: la collaborazione hub and spoke ideata da Patti ha dimostrato non solo efficacia clinica ma anche sicurezza, stabilendo un nuovo standard per il trattamento dell’infarto tipo N-STEMI sul territorio nazionale.
In un panorama sanitario spesso fatto di promesse non mantenute e di burocrazia soffocante, ecco una nota di merito che si impone con dati e risultati. E mentre il pubblico si prepara ad applaudire a Madrid, chi osserva da vicino il sistema non può che interrogarsi sul perché questa eccellenza venga percepita più come un’eccezione e meno come la regola.
In circa sei anni di osservazione, il gruppo studiato nel circuito Spoke-Hub-Spoke non ha mostrato differenze degne di nota rispetto al gruppo di controllo, cioè quei malcapitati pazienti ricoverati direttamente nello stesso Centro Hub di Patti. Nessun aumento di complicanze, si badi bene; eppure, quanta fatica per arrivarci! La vera conquista? Una riduzione di giornate di ricovero in attesa di coronarografia e un risparmio – parola magica per ogni amministrazione – di risorse economiche. Non male, direte voi. E sì, la promessa di un miglioramento della prognosi, come ciliegina sulla torta.
Ma non basta certo una semplice osservazione per fare la rivoluzione. La pubblicazione scientifica insiste con orgoglio sulla “profiqua” collaborazione intraospedaliera con la Rianimazione di Patti e quella inter-ospedaliera con le cardiologie di Milazzo, S. Agata di Militello e Mistretta, tutte facenti parte dell’ASP Messina, più la Cardiochirurgia dell’Ospedale Papardo di Messina. Senza questa rete di buoni sentimenti – e di sudore clinico – nulla sarebbe stato possibile. Insomma, un bel giro di squadra vincente a servizio della collettività per migliorare… beh, gli esiti clinici, ovviamente.
Da notare con quale saggezza lo studio ringrazia le Direzioni Strategiche dell’ASP Messina, quelle precedenti e l’attuale, che hanno dimostrato la rara virtù di condividere, autorizzare e sostenere questo “percorso clinico”. Un applauso a loro, senza di loro questo bel piatto non sarebbe neanche stato servito.
Un futuro radioso, con qualche piccolo ma indispensabile aggiustamento
Ora, considerando il continuo aumento della domanda assistenziale, e con la non meno imminente attivazione di un secondo laboratorio di Emodinamica – perché uno solo evidentemente non bastava – sarebbe di gran lunga auspicabile che, nella prossima (ennesima) riprogrammazione della Rete Ospedaliera Regionale, si pensi a un adeguamento serio, proporzionale ed effettivo del numero di posti letto destinati ai cardiopatici della vasta area Tirrenico-Nebroidea, quella che fa riferimento all’Emodinamica di Patti.
In altre parole: prepariamoci a qualche bella festa di inaugurazione, magari con taglio del nastro e qualche promessa, ma soprattutto senza dimenticare che dietro le parole e i numeri si nasconde sempre la solita, annosa sfida tra gestione virtuosa delle risorse e bisogni reali di salute pubblica. Qualcosa ci dice che anche stavolta non sarà semplice evitare la trappola delle belle intenzioni e dell’eterna lotta per i posti letto. Alla fine, chi vivrà, vedrà.