Un bimbo di 6 anni, fuggito dalla guerra in Ucraina, ora lotta tra la vita e la morte dopo essere stato investito sulle strisce pedonali in provincia di Venezia. Un destino crudele che racconta molto più di un semplice incidente stradale.
Il piccolo Vladyslav Malamen è ricoverato in condizioni gravissime nel reparto di Rianimazione Pediatrica a Padova, dopo essere stato travolto da una Fiat Panda guidata da un ragazzo di 25 anni. L’investimento è avvenuto sulla strada regionale Noalese, proprio davanti a un bar tabacchi, mentre Vladyslav era con la madre, Antonina. Una scena che dovrebbe sollevare più di qualche domanda sulla sicurezza delle strisce pedonali e sulle responsabilità alla guida, soprattutto quando si tratta di bambini.
Vladyslav è arrivato in Italia da meno di un mese, il 27 luglio, insieme alla madre e al fratello maggiore, in fuga dalla distruzione di Odessa provocata dalla guerra. Da un inferno in un altro, sembra la triste ironia di un destino segnato: scappare dal conflitto solo per incontrare la tragedia sulle strisce pedonali.
Ovviamente il pubblico ministero della procura di Venezia, Stefano Strino, ha aperto un fascicolo per l’accaduto. Indagato il giovane conducente, colpevole – o presunto tale fino a prova contraria – di aver causato questa potenziale tragedia. Nel frattempo, tra burocrazia e tempistiche mediche, si cerca di evitare l’autopsia acquisendo la cartella clinica: i genitori, col cuore spezzato, hanno acconsentito all’espianto degli organi di Vladyslav. Un gesto di umanità in mezzo a tanto dolore.
I dispositivi non sono stati staccati, in attesa della donazione, una decisione che rispecchia l’estremo tentativo di trarre qualcosa di positivo da un evento tanto devastante, anche se nulla potrà mai compensare la perdita che questa famiglia sta affrontando.
Una storia che mette in luce più questioni: la terribile vulnerabilità dei rifugiati, la fragilità degli attraversamenti pedonali in certe aree, e la fretta mortale di chi spesso si siede al volante senza la minima attenzione. Mentre i bambini dovrebbero essere al sicuro, di fronte a fatti come questi, rimane solo un amaro senso di impotenza e la necessità di interrogarsi su come evitare che accadano altri drammi simili.