L’inglese non smette mai di stupire, reinventandosi sotto la spinta di fonti sempre più improbabili. Se un tempo i nuovi vocaboli prendevano vita tra le pagine polverose della letteratura o nei salotti accademici, oggi invece sbucano direttamente dal flusso infinito di TikTok. Sì, avete capito bene. L’ultima edizione del celebre Cambridge Dictionary, una delle bibbie linguistiche più rispettate al mondo, ha deciso di ufficializzare nel suo sacro repertorio termini come “Skibidi”, “Delulu” e “Tradwife”. Praticamente, un colpo di spugna sul dizionario tradizionale per fare spazio all’oracolo della Generazione Z e Alpha digitale.
In totale sono 6.212 le parole nuove infilate nel vocabolario targato Università di Cambridge, certificando così la presa ormai indiscussa della cultura social sulla nostra lingua. È un’evoluzione che fa sorridere e infastidisce allo stesso tempo, ma che non si può ignorare.
Colin McIntosh, il capo del progetto lessicale di Cambridge, ha dichiarato alla stampa britannica:
“La cultura di internet sta riscrivendo l’inglese e registrarne i cambiamenti è non solo interessante, ma necessario. Non aggiungiamo una parola a caso: lo facciamo solo se riteniamo che avrà una longevità reale.”
E invece, eccoci qui: a curiosare la consacrazione di “Skibidi”, un termine che sembra uscito da un videogioco psichedelico o dal sogno più confuso di un utente di YouTube. Deriva da una serie virale chiamata “Skibidi Toilet”, la cui trama ha dell’incredibile: teste umane che escono da water danzanti. Follia? Forse. Ma “Skibidi” è stato già definito nel dizionario come parola multiuso, capace di esprimere “fantastico” o “orribile”, oppure pure senza un vero significato – un semplice scherzo da usare a piacimento. Tipo: “What the skibidi are you doing?”.
Questo fenomeno ha fatto storcere il naso a più di un analista, che lo vede come il sintomo di una crisi culturale degna dei migliori drammi postmoderni. Lo scrittore e artista Lee Escobedo ha commentato con la solita dose di sarcastica saggezza:
“Il cervello Skibidi incarna una generazione fluente nell’ironia ma disperatamente affamata di significato. È un’infodemia caotica che ha normalizzato la battuta come unica forma di espressione.”
Non meno curioso è il caso di “Delulu”, il diminutivo di “delusional” (illuso, delirante), entrato ufficialmente nel lessico come descrizione di chi crede in cose palesemente false – e spesso lo fa per scelta. Il termine nasce tra i fan del K-pop convinti di poter un giorno convolare a nozze con la loro star preferita. Ma il ribaltone social più a effetto è stato trasformare questa parola da insulto in mantra motivazionale: “Delulu is the solulu”, ovvero “essere illusi è la soluzione”. E governa pure i palazzi della politica: lo stesso primo ministro australiano Anthony Albanese ha sfoggiato il termine in aula, accusando gli avversari di essere “delulu with no solulu”.
Non mancano poi gli aggiornamenti dal fronte “tradizionale” (ma con qualche guizzo di polemica). “Tradwife” è ormai riconosciuto nel vocabolario come aggettivo che descrive la donna che ribalta i cliché moderni per abbracciare uno stile di vita antiquato e rigorosamente domestico: casalinga, madre, moglie devota. Insomma, l’ideale nostalgico di chi rifiuta la corrente femminista contemporanea in favore di una figura femminile dal passato che piace a pochi ma fa molto rumore online.
La voce del Cambridge Dictionary è chiara: la neonata tendenza riguarda soprattutto donne che, come moderne sacerdotesse dei social, glorificano e propongono uno stile di vita che sembra uscito da un negozio di costumi vintage. Questo movimento, che ha preso piede intorno al 2020, si è guadagnato il meritato palcoscenico delle polemiche, battagliando tra chi vede in esso una romantica riscoperta e chi, con spirito più critico, lo smaschera come un pericoloso revival di ruoli di genere che qualcuno aveva sperato definitivamente archiviati. Naturalmente, tutto sotto l’attraente velo dell’“eleganza retrò”.
Ma non è finita qui, perché se pensavate che il lessico si limitasse a sfornare gospel nostalgici, vi sbagliate di grosso. Il dizionario più famoso del mondo coglie l’occasione per aggiornarsi all’epoca post-pandemica, introducendo termini talmente attuali da farvi pensare che vi stiano spiando dalle vostre scrivanie in smart working. Tipo il brillante “Mouse jiggler”: non è uno strano passo di danza, ma un software o un dispositivo che muove il mouse per farvi sembrare iper produttivi sebbene stiate probabilmente guardando l’ennesima serie TV durante l’orario d’ufficio. Geniale, vero?
E se invece volete qualcosa di più intimo ma assolutamente privo di coinvolgimenti sentimentali, ecco in pompa magna il “Work spouse”, quel collega fidatissimo con cui vi scambiate segreti, alleanze e forse qualche occhio languido, ma senza il disagio del romanticismo. Un matrimonio lavorativo senza i guai del legame di coppia: una vera pacchia.
Ma il lessico 2.0 non poteva lasciare fuori il potente universo maschile tech, votato a un oligarchia molto particolare. Ecco allora la gemma del “Broligarchy”, fusione raffinata tra “bro” (fratello in senso amichevole, ovviamente) e “oligarchy” (per chi ha studiato storia almeno un po’), che definisce una ristretta élite di uomini influenti nell’industria tecnologica, pronti a tirare le fila di economia, cultura e politica. Insomma, una cricca niente male, che forse non vi sorprenderà più di tanto.
Un aggiornamento lessicale o una cartina tornasole del presente?
L’inclusione di questi termini nel Cambridge Dictionary non è solo un semplice “aggiornaménto” di vocabolario, ma la dichiarazione di un’epoca: una lingua che, ben lungi dall’essere statica, si dimostra un organismo vivente che assorbe mode digitali, mutazioni culturali e persino slogan politici confezionati tra un ballo su TikTok e una diretta noiosa con filtro vintage.
Che si tratti di frammenti di illusioni adolescenziali, rappresentazioni 2.0 di mogli perfette o di quei “ballerini da bagno” virtuali che tanto fanno discutere, una cosa è evidente: il futuro dell’inglese — e magari anche quello dell’italiano — potrebbe dipendere proprio da queste piccole follie social. Prepariamoci a un lessico che profuma di TikTok, contraddizioni e tanto, tanto sarcasmo.



