Erice ospita la 57ma maratona degli esperti di catastrofi globali: pronti a salvarci o a perdersi nel solito polverone?

Erice ospita la 57ma maratona degli esperti di catastrofi globali: pronti a salvarci o a perdersi nel solito polverone?
Titolo: Seminari di Erice: la scienza globale si riunisce per salvare (o almeno tentare) il pianeta

È partita la 57esima edizione dei Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie, quella kermesse scientifica organizzata dalla Fondazione Ettore Majorana e Centro di Cultura Scientifica, fondata più di mezzo secolo fa dal mitico professore Antonino Zichichi. L’epica cornice è l’Aula Magna Pam Dirac dell’Istituto Blackett-San Domenico, dove si sono radunati un centinaio di cervelloni e leader, scelti tra 24 Paesi diversi, tutti con la presunzione di risolvere – o perlomeno di discutere – le follie del nostro tempo.

L’apertura è stata segnata da un messaggio del guru Zichichi, abilmente recitato da suo figlio Fabrizio. Ricordando i tempi gloriosi della Guerra Fredda, quando il mondo tremava sotto la minaccia di ben 60.000 bombe all’idrogeno, ha celebrato Erice come l’ultimo bastione dove scienziati di Est e Ovest potevano farsi due chiacchiere per evitare l’apocalisse nucleare. Oh, che tempi eroici! Ora che la guerra atomica è passata di moda, la sfida si è spostata su ben 15 categorie di emergenze planetarie, suddivise in 72 sottogruppi, pronti a godere di soluzioni scientifiche “concrete” e “globali”. Sempre che ci riescano, ovviamente.

Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati, ha inviato un videomessaggio – perché essere presente sarebbe stato troppo – sottolineando la necessità di “unire le migliori intelligenze del mondo” non per fare da spettatori, ma per plasmare il futuro. Crisi idriche e l’ascesa dell’intelligenza artificiale, secondo lui, dovrebbero mettere “la persona al centro di ogni rivoluzione”, anche quella industriale e culturale. Giusto: l’uomo, non il profitto. Peccato che le cose certe sono sempre più complicate.

Fabrizio Zichichi, che si è beccato il compito di organizzare e moderare questa edizione 2025, ha voluto mettere in chiaro che i risultati presentati in questa tornata sono il frutto di ben dodici mesi di lavoro certosino dei Permanent Monitoring Panels, guidati da chairman che suonano come una sinfonia scientifica, il tutto per trasformare la conoscenza in azioni tangibili per il “bene dell’umanità”. Almeno sulla carta.

Cristian Galbiati, freschissimo architetto accademico dell’Università di Princeton e Co-Chairman dei Seminari, ha ricordato che i temi all’ordine del giorno spaziano da energia e nucleare a migrazioni e sostenibilità, promettendo un’analisi approfondita di tutte le sventure che affliggono il pianeta. Non prima di aver sorpreso l’uditorio con una lezione su Enrico Fermi, definito il “più grande fisico italiano dopo Galileo”, colui che mise insieme a Roma il primo nucleo scientifico destinato a fare scuola nel mondo. Ovviamente, un vanto nazionale, non si discute.

Sull’intelligenza artificiale, Galbiati ha fatto il professorone, collegando questa modernità all’eredità della fisica e citando persino il Nobel 2023 assegnato agli scienziati degli anni ’60 che gettarono le basi matematiche per i modelli linguistici di oggi. Un’occasione unica per migliorare la vita di tutti, ha detto, senza accennare troppo alla questione etica, che sicuramente si risolverà da sola in un modo o nell’altro.

La Fondazione Ettore Majorana, con oltre sessant’anni di storia, si vanta di aver fondato 130 scuole postuniversitarie, ospitato quasi 150.000 studiosi e fatto da scenario a ben 160 Premi Nobel. Poco meno che un atelier globale di cervelli.

Per il 2025, il fiore all’occhiello è il nuovo Centro Studi Internazionale sulle Tecnologie Anti-Incendi, realizzato con la Regione Siciliana e il Comune di Erice, pensato come modello pilota mondiale per combattere i devastanti roghi estivi. Un progetto che strizza l’occhio alla prevenzione e potrebbe forse evitare la distruzione, almeno si spera.

In conclusione, il lavoro della Fondazione Ettore Majorana e Centro di Cultura Scientifica continua imperterrito nel solco della sua missione originaria: radunare le migliori menti del pianeta per affrontare insieme le emergenze globali. Una sfida titanica, portata avanti con il sogno di una scienza senza confini, sempre al servizio della pace e dell’umanità. O almeno, questa è la speranza che ci piace alimentare.

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