Il via libera è stato recentemente concesso dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha attivato un “advance party” incaricato delle fasi preparatorie e del raccordo con le autorità locali. Circa 100 tonnellate di aiuti, trasportate con un cargo civile fino a una base aerea di Amman, sono state stoccate su pallet. Ora verranno caricate in speciali contenitori su un aereo da trasporto C-130J dell’Aeronautica militare, con voli di andata e ritorno continui verso la Striscia di Gaza.
Fonti qualificate sottolineano che il trasporto durerà circa una settimana, con un aviolancio previsto ogni giorno, regalando così un’immagine quasi romantica di salvezza che piove letteralmente dal cielo.
Guido Crosetto ha parlato dell’iniziativa inserendola in un “impegno più ampio e concreto” della Difesa italiana a supporto della popolazione civile di Gaza: un impegno tanto esemplare quanto inevitabilmente criticabile per la sua teatralità e tempistica politica.
Ha ricordato, infatti, che l’Italia è già intervenuta in diversi modi, da quando la situazione si è fatta insostenibile: dalla nave ospedale Vulcano della Marina Militare, che ha curato numerosi feriti, agli avi speciali dell’Aeronautica per trasferire in Italia bambini gravemente malati con le loro famiglie, fino all’impiego degli elicotteri dell’Esercito Italiano, utilizzati per la distribuzione diretta di medicinali nelle zone più colpite e difficili da raggiungere via terra.
Un quadro che sembra volto più a garantire una buona immagine internazionale della Difesa italiana, piuttosto che risolvere i nodi strutturali del conflitto o affrontare le vere cause della crisi. Nel frattempo, le centinaia di tonnellate di aiuti verranno lanciate dall’alto, mentre sulla terra nulla cambia davvero e il destino della Striscia resta un puzzle geopolitico di difficile soluzione.



