Hiroshima compie anni: ecco perché il mondo continua a fare finta di niente

Hiroshima compie anni: ecco perché il mondo continua a fare finta di niente

L’80° anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki rilancia l’urgenza di difendere la vita civile in guerra

Il 6 agosto 2025 segnerà otto decenni da quel fatidico momento in cui la bomba atomica “Little Boy” spazzò via Hiroshima, lasciando circa 140.000 morti e una città ridotta a un cumulo di macerie. Tre giorni dopo fu il turno di Nagasaki, con altre 74.000 vite spezzate sotto una pioggia di distruzione nucleare. Quel doppio colpo non solo cambiò per sempre il volto della guerra, ma scolpì nella memoria collettiva un monito terribile: paghiamo un prezzo inaccettabile quando la scienza diventa arma di annientamento.

Oggi, a distanza di 80 anni, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra non perde occasione per rinfacciare al mondo il suo dovere: non dimenticare mai che, dietro ogni conflitto, ci sono sempre vittime innocenti. “Ricordare Hiroshima e Nagasaki significa ricordare tutte le vittime civili di guerra, ieri come oggi”, ha dichiarato il presidente Michele Vigne. Il suo discorso, più che un commosso ricordo, suona come un’accusa: la guerra non può essere mai un’opzione accettabile, e la vita umana non deve mai perdere il suo carattere sacro e inviolabile – ma questo, pare, è solo un concetto da educare ai giovani, visto che il mondo continua testardamente a ignorarlo.

A dispetto di decenni di orrori alle spalle, l’attualità internazionale non sembra apprendere nulla da quel tragico passato: nuovi conflitti emergono, escalation militari avanzano e le minacce nucleari tornano a circolare come se fosse la cosa più normale del mondo. L’anniversario di Hiroshima e Nagasaki, allora, dovrebbe servire da campanello d’allarme, un promemoria indelebile della necessità di rinforzare la protezione delle popolazioni civili, quelle che pagano sempre il prezzo più alto, nel mezzo delle follie dei potenti.

L’Associazione, con la sua incessante battaglia, cerca di riportare il Diritto Internazionale Umanitario al centro del dibattito pubblico e politico, un tema che, evidentemente, tende a scomparire tra chi dovrebbe preoccuparsi più seriamente di non mandare in fumo intere generazioni. “Hiroshima e Nagasaki ci ricordano che i civili sono la parte più vulnerabile nei conflitti armati. Difendere la loro vita e i loro diritti è una responsabilità che riguarda tutti”, ha sottolineato Vigne, con la speranza che questa presa di coscienza possa tradursi in qualcosa di più concreto di un semplice ricordo rituale.

In conclusione, quella che viene proclamata come memoria si rivela paradossalmente anche come l’ennesimo irritante specchio della nostra incapacità di apprendere dai nostri errori. Otto decenni dopo Hiroshima e Nagasaki, ci dicono che la pace è un progetto fragile, sempre a rischio di tornare frammenti di retorica che si sgretolano appena si accende la miccia di un nuovo conflitto.

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