Sembrano usciti da un film post-apocalittico, ma i bunker contro esplosioni da un megatone – sì, avete capito bene, otto bombe di Hiroshima – stanno diventando un fenomeno in crescita in Italia. Prima della pandemia, gli ordini si contavano sulle dita di una mano ogni anno; oggi il conto è triplicato alla velocità della luce, con una domanda che proviene in gran parte dal Nord-Ovest, scavalcando di gran lunga il Sud. E per entrare nel club esclusivo delle famiglie con bunker non si scherza: il minimo da spendere si aggira sui 30mila euro, ma se si aggiungono complicazioni il prezzo può tranquillamente volare oltre gli 80mila. Un vero e proprio “business bunker” che è impazzito – e non potrebbe esserci espressione più azzeccata – dall’assalto russo all’Ucraina in poi.
Una piccola azienda mantovana, Minus Energie, specializzata in impianti termici e di aria condizionata, non si sarebbe mai immaginata di trovarsi a finire sulla mappa del panico globale con richieste dai quattro angoli del mondo. “Fino a qualche anno fa ci prendevano per pazzi,” confessa con un sorriso amaro il proprietario Giulio Cavicchioli. Poi arriva la guerra russo-ucraina e nel giro di due settimane si ritrovano sommersi da 700 ordini. Perfino testate internazionali come il New York Times e il Nikkei giapponese hanno bussato alla loro porta. Non proprio i clienti abituali di chi fa sistemi di ventilazione, ma evidentemente l’aria è cambiata – anche quella da sigillare nei bunker.
Quanto costa l’immunità nucleare in casa
Con i recenti botti di dichiarazioni sul rischio nucleare – avevate dubbi? – l’interesse italiano verso i rifugi antiatomici si è risvegliato senza troppa grazia ma con molta determinazione. La notizia poco rassicurante è che, in realtà , l’Italia non è la Cenerentola del bunker come si potrebbe pensare. Dal 1963, l’azienda che Minus Energie rappresenta, Andair Ch, ha piazzato 35.000 bunker in tutto il mondo. La Svizzera, la regina del bunker, obbliga addirittura ogni casa a averne uno: oltre 315.000 costruiti, e nessuna concessione abitativa senza di esso. Non proprio un dettaglio trascurabile se pensate alla nostra penisola.
I mantovani non scavano i bunker, ma rimangono nell’ombra del grande progetto, fornendo quei piccoli miracoli tecnici come impianti di filtraggio dell’aria, sistemi di ventilazione e supporto alla progettazione 3D che rendono un semplice scantinato una fortezza. C’è chiaramente un costo variabile: se il bunker è nel progetto originario della casa, per una famiglia tipo si parte da 30-40mila euro. Ma se bisogna tirar su il tutto da zero, scavare, ottenere permessi e fare casino, il prezzo non scende certo sotto gli 80mila e non ha limite massimo, perché si sa, l’ansia nucleare non è a buon mercato.
Da dove arriva il panico e chi lo cerca
Terminate le richieste generiche e vaghe di qualche anno fa, adesso chi chiama è preparato e sa cosa vuole: ventilazione a sovrapressione, acqua da serbatoi di cemento armato, scorte di cibo pronte all’uso, come se si dovessero mettere in pausa la vita o l’umanitĂ intera per un po’. Interessante come sia cambiato anche il territorio della domanda: se prima il Sud Italia dava piĂą segni di vita, ora è il Piemonte e la Lombardia a dominare il mercato. Forse un effetto collaterale delle centrali nucleari francesi dietro l’angolo, o solo il felice risultato di aver scoperto che, effettivamente, un terremoto con bomba atomica fa piĂą paura dei soliti drammi quotidiani.
Ah, la fondamentale arte di sopravvivere in una scatola sotterranea, perchĂ© nulla dice “vacanza” come mangiare roba che sembra uscita da una capsula del tempo di venticinque anni fa. Liofilizzati, sottovuoto, sterilizzati – perfetti per chi sogna che il sapore di un pasto sia sacrificato in nome dell’eternitĂ della scadenza. Una spa gourmet da cementare sotto terra, insomma. E per chi si accontenta, c’è il cinema interno e il rifugio a forma di uovo. PerchĂ© nulla regala un senso di pace come un uovo di cemento, immerso nel buio.
E naturalmente, quando si tratta di costruire, la burocrazia italiana ha sempre il suo momento di gloria: tre mesi per un bunker? Magari se le istituzioni non si perdono nel labirinto infinito di pratiche e certificati. E non dimentichiamoci la “scarsa consapevolezza” di cosa significhi davvero un rifugio anti-esplosione potentissima. Perché chiunque potrebbe confondere una cantina qualsiasi con la protezione da un megatone, che è un poco come confondere uno scaldabagno con un elicottero.
Giulio Cavicchioli ha il suo rifugio personale: un piccolo angolo di sette metri quadrati di assoluta tranquillità . Magari un po’ stretto, ma niente paura, l’importante è che ci sia. E per finire, la chicca geniale: rendere obbligatoria la scorta alimentare in Italia. Ricorda benissimo quella domenica post-pandemia, quando supermercati vuoti sembravano il nuovo slogan nazionale. Perché sì, niente ispira più fiducia di scaffali spogli e carrelli silenziosi.



