Sembrava solo un altro giorno di lavoro silenzioso: Gianni e Giulia, con la divisa addosso per scelta, non per obbligo, hanno dedicato il loro tempo libero a soccorrere chiunque ne avesse bisogno senza fare rumore, senza cercare applausi. Ma la loro missione altruistica è stata stroncata senza pietà dalla follia di un guidatore – presumibilmente –, che ha perso il controllo di un tir, invadendo la corsia opposta e travolgendo l’ambulanza e altri veicoli.
Sono almeno quindici i feriti, compreso il camionista, le cui condizioni rimangono critiche. Un bilancio che definire drammatico è un eufemismo, ma si sa, i numeri freddi fanno meno rumore delle storie umane spezzate: due giovani vite strappate in un istante, un paziente che confidava nella loro cura e che ha perso la vita nel modo più crudele possibile.
Le associazioni di volontariato e le istituzioni del soccorso si affannano a mostrare cordoglio e preghiere, come se fosse questo l’antidoto che possa davvero lenire un simile dolore. Un coro di parole, lacrime di coccodrillo e dichiarazioni di solidarietà , davvero la miglior risposta alla tragedia? Forse, ma serve anche a ricordare quanto sono fragili e insostituibili i volontari che reggono sulle spalle l’intero sistema dell’emergenza.
Alberto Corsinovi, presidente delle Misericordie della Toscana, ha chiesto che in segno di lutto le confraternite di tutta Italia espongano un nastro nero sui mezzi durante i funerali, mentre i volontari continueranno a svolgere il proprio servizio incessante. Un simbolo, niente piĂą.
Il dramma illumina la pericolosità delle strade e la vulnerabilità di chi si espone per gli altri, spesso senza tutele né certezze. In un sistema che celebra i volontari con parole di circostanza ma fatica a garantire sicurezza reale, la morte di Gianni, Giulia e del paziente trasportato urla un’amara verità : il sacrificio silenzioso non basta più.
Una tragedia assurda e difficile da digerire, che lascia un senso di vuoto e rabbia. Perché le domande restano: chi controllerà questi conducente di mezzi pesanti? Chi proteggerà chi è impegnato a salvare vite dagli incidenti che troppo spesso spezzano proprio quelle vite? E soprattutto, quale futuro si prospetta per chi ogni giorno rischia per noi?
Che bel risveglio, una tragedia che non si vede tutti i giorni: tre morti su un’ambulanza, tra cui un paziente e due generosissimi volontari sempre pronti a giocarsi la pelle per salvare qualcuno. Ah, e non dimentichiamo le altre quindici persone ferite, perché mica si poteva fare in modo semplice e indolore. Ovviamente, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, ha espresso “cordoglio profondo” a nome di tutti, come se bastasse una frase fatta a cancellare il dolore e le incongruenze di un sistema che va a rotoli proprio quando si tratta di salvare vite.
Il pensiero commosso – perchĂ© proprio non poteva mancare – va anche al personale della Misericordia di Terranuova Bracciolini, di cui facevano parte i due operatori deceduti. Il volontariato, questo mitico faro regionale, oggi è un “giorno carico di dolore”. Eh sì, poverini, mentre si spaccano la schiena gratis ogni giorno, non basta ringraziarli con qualche parola strappalacrime. Il presidente, molto solerte, ha pure lodato il sistema regionale di maxi-emergenze sanitarie, che è “entrato immediatamente in funzione” con tutti i mezzi del caso, come se non fosse un evento straordinario che si ripete troppo spesso.
Anche l’assessora al sociale Serena Spinelli e l’assessore alla sanità Simone Bezzini si sono uniti al coro di dolore e solidarietà , perché nulla è più terapeutico delle dichiarazioni ufficiali nelle tragedie. L’assessora Spinelli ci tiene a ricordarci che due delle vittime “stavano svolgendo un ruolo prezioso”: il volontariato – questa noiosa ripetizione – che ogni giorno si dedica con “generosità ” a soccorrere chissà chi, malgrado tutto, senza chiedere un euro. Un affettuoso e ipocrita abbraccio per i volontari e le volontarie, giusto per non dimenticare qualcuno, ovviamente della stessa Misericordia e di tutta la regione.
Simone Bezzini, nella perfetta coreografia istituzionale, si unisce al dolore e ricorda “la ferita profonda” che colpisce la comunità . Non manca di sottolineare l’importanza “straordinaria” delle associazioni di volontariato, l’essenziale contributo quotidiano al sistema sanitario e il tempestivo intervento “dei professionisti del sistema di maxi emergenze”. Insomma, un vero elogio al fai-da-te che salva la faccia di tutti. Non manca il consueto augurio romantico che i feriti si rimettano “al più presto”, perché nel frattempo si sta solo male a sentire tutte queste parate di buonismo istituzionale dopo l’ennesima tragedia che – sorpresa – poteva forse, dico forse, essere evitata o quantomeno mitigata.



